il Denim e l’Indaco

Il denim non si disegna, si fa.

Mi piace sempre iniziare con questa frase ai workshop con studenti o ospiti che vogliono scoprire il nostro mondo. Il mondo del denim.

Perché il denim è veramente un mondo, dove non si finisce mai di imparare. Riserva sempre sorprese, soddisfazioni e grandi sfide. È un’arte che continua ad evolvere tra la cultura del passato e l’innovazione. E questa sua caratteristica di evoluzione continua è entusiasmante.

Non ti voglio fare qui una formazione sul denim, mediamente ne parlo per 3 ore. Voglio solo crearti un po’ di curiosità e portarti a scoprire un po’ di più quanto appassionante è questo prodotto. Partiamo!

Ti stai chiedendo da dove deriva questa mia passione per il denim? Te lo racconto brevemente. Sono nato tra rotoli di denim e macchine da cucire, in una grande azienda di confezione di jeans degli anni ’80. Mi arrampicavo sopra gli scaffali dei tessuti con l’agilità di Conan. Correvo lungo la sala del taglio, veloce come l’uomo tigre. Mettevo i chiodi dei bottoni, che trovavo in magazzino, in delle scatole infilate in una cintura che per me era quella di Batman. È stato il mio giocare fino all’inizio dell’adolescenza.

Le mie giornate scorrevano tra la scuola, la fabbrica dei jeans e le discussioni lavorative a cena. E quei ricordi, immagazzinati dagli occhi di un bambino, giorno dopo giorno, si sono trasformati in una base di esperienza vissuta che, un po’ di anni dopo, mi hanno fatto ritornare tra “le strasse” (stracci).

Ma ora torniamo al denim. Il denim non lo puoi solo disegnare o spiegare, lo devi fare. Perché è un prodotto che si muove. Haha, penserai che sono pazzo. Ma questo modo di dire ce l’ho da quando ho creato la mia azienda: un modellista che lavorava con me, ogni volta che c’era un problema, mi diceva che non dipendeva da lui, ma che è il denim che si muove! Tu lo stai lavorando, ti giri un attimo, e lui è cambiato. Con questa frase intendeva dire che è un prodotto fatto di combinazioni infinite. Mi spiego meglio e senza troppi tecnicismi.

Il denim è un tessuto resistente, fatto di un filo di cotone greggio in ordito (il verso della lunghezza della pezza o rotolo di tessuto) tinto di indaco ed un filo di cotone in trama (l’altezza del tessuto) colore greggio. L’intreccio dei fili (tessitura) è fatto, per la maggiore, di 3 fili di ordito sopra e uno sotto, dove emergere quello greggio. Pertanto il tessuto è principalmente di aspetto indaco.

E quindi cosa lo rende dinamico? L’indaco. La caratteristica di questo colorante è di essere poco solido, cioè di degradare con l’usura o con il lavaggio, in tantissime sfumature, dal blu intenso fino al bianco (cioè sparendo completamento e rimanendo solo il filo greggio). È questo il suo segreto. Con questo tessuto si possono creare infinite combinazioni di gradazioni colore, sfumature, abrasioni, effetti.

Durante gli incontri dove parliamo di denim e di indaco, porto come me dei capi di archivio. 5 tasche (è il modello in denim più conosciuto), giubbini e camicie per far vedere quanta variabilità di aspetto ci sia, ma anche quante conoscenze sono necessarie per costruire un capo, scegliendo, oltre al tipo di denim, i fili per cucire, il tipo di cuciture, i bottoni ed i rivetti metallici ed in fine il modello, per poi trasformarlo con un trattamento di usura e lavaggio.

Nel nostro archivio aziendale abbiamo più di 5.000 capi in denim, ciascuno diverso dall’altro, e questo ti fa capire quanto è dinamico questo prodotto, anche se, chi è appassionato di denim, ama indossare il raw denim, cioè il denim non trattato, così come era nella pezza. Duro e pesante, ancora con la bozzima (una colla fatta di fecola di patata che serve perché i filati non si rompano in tessitura). Ma con una caratteristica speciale: se indossi continuamente un raw denim, senza mai lavarlo (magari igenizzato mettendolo in freezer o all’aria aperta), essendo fatto di un colore non solido, prenderà le pieghe del tuo corpo, le usure nei punti di contatto più frequenti e quando, dopo 1 o 2 anni lo laverai per la prima volta, avrai il tuo vero vintage, fatto su di te.

Insomma, hai capito che con poche parole non è possibile raccontare un mondo così grande, ma mi auguro di averti creato un po’ di curiosità nell’approfondire questi argomenti e di incontrarci in qualche luogo dove il denim lo si fa veramente.

I’m Good (Blue)