Colloquiamo


Gestire un team é veramente difficile, servono tante qualità, molta esperienza ed empatia.

Ho fondato la mia azienda Project, l’officina creativa, nel 1999. Da sempre sognavo di creare un’ambiente stimolante, energico, diverso, che facesse la differenza rispetto ai competitors e che fosse una vera risorsa per i nostri clienti.

L’openspace é stato il punto di partenza per la mia visione di lavoro, tutti sempre assieme, in contatto diretto, con occhi e orecchie a 360 gradi per interagire in ogni situazione. Ma questo é stato facile.

La vera difficoltà é supportare il team. O meglio, aiutarlo a crescere ed evolvere acquisendo la fiducia.

Per anni ho provato approcci diversi, ma sempre con tanta insoddisfazione personale, sentivo sempre dentro che qualcosa non andava, colpevolizzavo la mia immaturità e mancanza di esperienza, ma c’era qualcosa altro di più importante che non sapevo fare, ma non lo capivo.

E così tanti fallimenti nei rapporti si sono susseguiti. Sono stato molto dispiaciuto di aver perso alcune persone per le mie incapacità, altre, invece, é stato un bene per entrambi.

Oggi qualcosa é cambiato, ho tutti cosa devo fare: il Capo.

Perché vi dico questo? Mi sono montato la testa tutto d’un tratto? Sono impazzito? Overdose di autorità ed onnipotenza? No, nulla di tutto questo, mi sono solo chiesto cosa sono e qual’é la mia mansione principale, mi sono dato una risposta precisa leggendo la definizione su Wikipedia:

“Il capo (dal latino caput, “testa” per estensione metaforica) o leader (pronuncia italiana: /lìder/, dal verbo inglese to lead, “guidare”), in un gruppo sociale, è chi ricopre un ruolo di comando o direzione (in inglese leadership), inteso come processo d’influenza sui membri del gruppo per il perseguimento degli scopi comuni.”

Il termine Capo non mi piace molto, esprime un concetto autoritario e gerarchico, ma é a tutti gli effetti la realtà, é la mia posizione, ciò che mi compete, questo sono.

Torniamo a perché devo fare il capo. Come dice la definizione: “inteso come processo d’influenza sui membri del gruppo per il perseguimento degli scopi comuni.”

Quindi, devo aiutare il mio team a raggiungere gli obiettivi. Ma per fare questo ho capito l’elemento che mi mancava:

non posso omettere di dire con sincerità quello che penso, devo essere sincero e diretto.

Non dare il vero feedback, in prima battuta può sembrare la scelta migliore perché non si creano tensioni, non si fa salire il malumore, ma poi ciascuno arriva a pensare che sta agendo nel modo corretto, che svolge il proprio lavoro al meglio, oltretutto, diffondendo nei pensieri dei colleghi confusione perché non si capiscono certe decisioni o non azioni correttive.

Tutto questo non é facile per me, perché non posso essere l’amico fidato dei miei collaboratori, sarò quello che infliggerà sempre qualche dispiacere, ma é necessario.

Dare dei feedback diretti e sinceri certamente provoca un’iniziale stato d’animo negativo, ma poi, se il collaboratore tiene alla propria professionalità, al proprio lavoro ed all’azienda, si verificherà al contrario una consapevolezza della propria posizione lavorativa ed il desiderio di migliorarsi. Inoltre, questo modo di agire si attuerà anche da collega a collega, mettendo le basi per la crescita di un team forte!

Quindi, quando si da un feedback chiaro e preciso, possiamo dire che non é cattiveria, é chiarezza e voglia di migliorare assieme.

Concludo rassicurando che il primo a ricevere i feedback devo essere io, perché solo così potrò imparare dai miei errori.

Proprio per questo proposito ho istituito il Colloquia Time: in un’apposita saletta adornata di piante, per infondere un senso di tranquillità, ricevo ogni giovedì pomeriggio i collaboratori che vogliono confrontarsi con me (come ai visitoni scolastici), dalle 14.00 alle 17.00, in sessioni di mezz’ora.

Non necessariamente ci deve essere un motivo, può essere anche solo un semplice confronto, oppure può essere l’occasione serena per discutere di qualcosa che é accaduto o che si vuole attivare.

Rimane ben inteso che sono a disposizione e desideroso di confrontarmi con ogni mio collaboratore in ogni momento, ma questo può essere un momento, con riservatezza, che può infondere maggiore tranquillità nell’esporre i propri stati d’animo, anche e soprattutto personali.

Sono molto soddisfatto di questo mio traguardo, non é stato facile capirlo, ma mi ha già portato grandi soddisfazioni.

 

 

2 Replies to “Colloquiamo“

  1. I feedback servono sempre ma devono essere soprattutto feedback Sinceri da ambo i lati ciao e complimenti Marco

    1. Grazie Marco per il tuo commento che condivido pienamente.
      Scusami per il ritardo nel risponderti, ma sto ancora imparando a come usare il blog al meglio

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