i Conflitti

E’ una mia responsabilità gestire i conflitti tra le persone e mantenere in equilibrio i loro rapporti. Non è cosa facile. In ambito lavorativo, le persone non scelgono i propri colleghi, ma vengono inserite in team di lavoro in base al proprio ruolo, per questo io sono a supporto delle loro capacità relazionali, perché riescano ad instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione. Questo, rimane bene inteso, è indispensabile nel lavoro, ma non necessario a livello personale.

E’ oggettivo che l’empatia non è una mia dote, ma mi sto impegnando e dedico buona parte del mio tempo per ragionare con le persone e capire il tipo di relazioni che vogliono instaurare per poterle valorizzare.

Quando persone con differenti insight ed abilità collaborano per raggiungere obiettivi comuni, è assolutamente normale che si creino divergenze di pareri, disaccordi e conflitti. Ma questo è un bene! Quando esiste un’ampia varietà di alternative, le idee migliorano e dalla loro concorrenza spesso nascono approcci innovativi e più efficaci.

Di conseguenza, la collaborazione tra persone diverse produce un conflitto sano che, a sua volta, produce idee migliori. Questa visione olistica la considero il vero fondamento di Team forti, che sanno evolvere continuamente.

Anzi, credo che senza il conflitto, ovviamente espresso in modo professionale, maturo e sempre focalizzato sul miglioramento delle idee, dei metodi e dei processi, si ottengo unicamente risultati ordinari.

Il rischio grande, a questo tipo di approccio, è quando accade che ci si oppone alla persona che ha proposto l’idea e non all’idea stessa, in questo caso il conflitto diventa distruttivo. Tenere separato il conflitto intellettuale dal conflitto interpersonale è sempre molto difficile.

E’ del tutto normale che le persone si attacchino alle proprie idee e si sentano aggredite quando queste vengono contestate, è qui che accade che per difendersi ci si sposta sul piano personale, il che suscita una risposta analoga e la situazione degenera.

Il mio compito è quindi di disincentivare gli scontri personali al loro primo insorgere, devo lasciare che le persone si esprimano con una certa schiettezza, ma sempre nell’intento di migliorare le cose.

Il conflitto, anche quello positivo, può spingere le persone a rimanere in silenzio e questo ovviamente ostacola l’innovazione.

Come dico sempre ai miei collaboratori: “non dovete limitare l’espressione dei vostri punti di vista, soprattutto quando accade nei confronti di una persona più forte, ma dovete studiare il modo, con l’aiuto di altre persone o con altri mezzi, per sostenere ciò in cui siete convinti, principalmente se questo accade con me”.

Lì per lì può essere che ci sia un disaccordo ed anche uno scontro, ma successivamente, una persona coscienziosa sa riflettere sul confronto avvenuto e trarne i migliori insegnamenti. Ancor meglio, può cambiare il proprio punto di vista se lo si ritiene utile all’obiettivo aziendale, anche se questo comporta un’ammissione di resa.

In definitiva, il confronto è innovazione! Ammiro le persone che sanno sostenere le proprie idee senza conflitto, ma con intelligenza, il sorriso e la collaborazione, da queste ho ancora molto da imparare.